lunedì 23 marzo 2015

Quel gesto antisportivo sul Campo "Gaetano Scirea", Campione di lealtà. Lettera a Mariella

Lettera aperta a Mariella Scirea.
Sabato 21 Marzo 2015, trasferta a Maiolati Spontini (AN), Campo "Gaetano Scirea", Che emozione per me, 35enne (vecchio) Capitano di una squadra di Terza Categoria!
Nato e cresciuto Juventino, guardavo sin da piccino in tv quell'omone lungo lungo, che in mezzo al campo sembrava il Capitano di tutti. Ho amato Baggio, adorato Del Piero, impazzisco per Tevez, ma era ed è Gaetano Scirea, con la sua lealtà, la sua sportività, a rendermi ancora oggi orgoglioso di essere bianconero.
Mi accoglie al campo una foto di suo marito sulla porta dello spogliatoio. Brividi. Non resisto. Mi faccio un bel selfie (eccolo), col mio Capitano. Poi la partita. Purtroppo. Per questo le scrivo. 
All'ultimo minuto di recupero, la mia squadra, l'Aspio 2005, conduce uno a zero. L'attaccante del Maiolati, la squadra custode del "Gaetano Scirea", si fa male. Noi buttiamo la palla fuori per farlo soccorrere. Penso, orgoglioso: "Giusto così, il grande Scirea avrebbe fatto lo stesso".
Alla ripresa del gioco, ultima azione, invece di restituirci la palla, i giocatori del Maiolati, sul loro campo dedicato al mio e al nostro Campione, attaccano. La mettono in mezzo all'area. Sugli sviluppi di quell'azione, fanno gol. La partita finisce lì. Sembrerà poca cosa. Non per me. 
In 20 anni di modestissima carriera, passati a sudare in campi di periferia, me ne sono capitate di tutti i colori. Ma su un campo dedicato a Scirea, no. Non posso sopportarlo. Ieri i valori che suo marito portava scritti in quegli occhi profondi e buoni, di lealtà e rispetto, sono stati calpestati. Valori che dovrebbero trovare "rifugio" almeno in Terza Categoria, dove non ci sono le tv, gli ingaggi, gli ultras, ma si gioca per amore. Temo di darle un dispiacere, con questa testimonianza. E non mi fraintenda: non voglio che quel campo debba rinunciare al nome "Scirea". Non chiedo che quella foto venga tolta. Ma non posso neppure far finta che non sia successo nulla.
Avevo bisogno di raccontarle questa storia. Farle sapere, Signora Scirea, che sabato mi sono vergognato. Perché per me Gaetano corre ancora, col sorriso sulle labbra, pronto ad aiutare l'avversario a rialzarsi. Se può consolarla, uscendo dal campo col groppo in gola ho gridato fino a consumare la voce: "Vergogna! Andate a studiarvi chi era Gaetano Scirea".